14 apr 2024

 

Non tergiversiamo sul plusvalore

Nel socialismo statalizzato lo sfruttamento della manodopera salariata (industrializzata o rurale o impiegata nei servizi) avveniva da parte dello Stato, unico proprietario dei principali mezzi produttivi. Da studiare invece sarebbe la variante autogestionaria dello Stato jugoslavo.

Nel socialismo mercantile (come quello attuale cinese, che si rifà ancora all’ideologia del socialismo scientifico), l’economia è mista: la terra appartiene allo Stato, così come molte aziende; un’altra parte è gestita da privati (esteri e nazionali), che sono comunque tenuti sotto controllo da parte del governo.

Il socialismo mercantile somiglia al capitalismo russo di stato, con la differenza che in quest’ultimo non è presente ufficialmente l’ideologia del socialismo scientifico, per cui si fanno certe concessioni a idee nazionalistiche, anche a sfondo religioso.

In tutti e tre i casi il plusvalore esiste, cioè quella parte di lavoro non pagata. Lo Stato però si preoccupa di trasformare una parte di questo plusvalore in servizi sociali, offerti a costi contenuti o anche irrisori.

La parte rimanente del plusvalore viene gestita sulla base della proiezione di potenza dello Stato, cioè in spese militari, in intelligence, in propaganda, in diplomazia, nel mantenere una classe dirigente di tipo politico, amministrativo, ecc.

Quindi, come si può capire facilmente, lo Stato non si regge in piedi sulla base della semplice imposizione fiscale, anche perché se si lavora alle dipendenze di uno Stato è facile che gli stipendi e i salari non siano particolarmente elevati. Lo Stato deve sostenere delle spese imparagonabili rispetto all’insieme di tutte le aziende gestite privatamente. Persino i grandi istituti finanziari, che dispongono di capitali equivalenti ai PIL di molte nazioni del capitalismo avanzato, chiedono agli Stati di poter pagare meno tasse possibili.

Tuttavia, se il plusvalore è un furto sotto il capitalismo privato, lo è anche nei tre casi suddetti. È impossibile parlare di socialismo autenticamente democratico finché esiste plusvalore. E oggi purtroppo nessuno si pone questo problema. Non si vedono all’orizzonte soluzioni su come risolverlo. La nuova ideologia multipolare non dice nulla in merito.

Eppure i classici del socialismo scientifico avevano parlato chiaro. Comunismo vuol dire autogestione, cooperazione, primato del valore d’uso su quello di scambio, progressiva estinzione dello Stato a vantaggio della società civile che si auto-organizza, si auto-amministra.

Non si può tergiversare su questi obiettivi, se non vogliamo che i problemi dell’antagonismo sociale si ripresentino in altre forme e modi. Al massimo si può parlare di obiettivi minimi e massimi, di strategie di medio e di lungo termine, ma non si può fingere che il problema non esiste. Né si può continuare a sostenere – come fece lo stalinismo – che, finché il capitalismo esiste, il comunismo è irrealizzabile, e che anzi, quanto più il capitalismo diventa aggressivo, tanto più lo Stato va centralizzato.

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